Come detto, ci muoviamo ancora nel campo delle ipotesi parlando dell'evangelizzazione dei primi secoli della Cina. Certamente molte ricerche sono compiute a questo riguardo e si spera che presto si arrivi ad alcune evidenze più conclusive. Muovendosi però più in giù nei secoli, troviamo notizie storiche più sicure sulla presenza cristiana in Cina, che non fu di matrice cattolica all'inizio, non arrivò su iniziativa della Chiesa di Roma, ma attraverso un altro canale, quello della Chiesa siriaca che molti chiamano (non del tutto correttamente) Nestoriana da Nestorio, Patriarca di Costantinopoli nel V secolo, le cui interpretazioni errate sulla natura di Cristo furono condannate dal Concilio di Efeso.
La Chiesa siriaca, che attraverso varie vicende storiche si era già fatto strada in India e in Afghanistan, nel settimo secolo approda in Cina. Ne abbiamo notizia grazie alla famosa stele di Xi'an, in cui viene raccontata la vicenda del cristianesimo in Cina dal 631 al 781. La stele fu eretta nel 781 e il suo autore fu il prete Jingjing, il cui nome significa "il puro della religione luminosa". La stele fu ritrovata molti secoli dopo, tra il 1623 e il 1625 da alcuni contadini (o operai secondo altri) vicino Xi'an, che ne informarono il Governatore; in turno vennero informati i padri gesuiti presenti nel paese in quel periodo che naturalmente furono ben consapevoli dell'importanza della scoperta.
Quindi, la prima influenza cristiana in Cina proveniva dalla Persia, anche se la Chiesa nestoriana aveva una origine molto più antica. Il testo di questa stele è affascinante, anche se alcuni studiosi avvertono che esso è di difficile traduzione. Vediamone alcuni passaggi che ho trovato online dal sito www.gliscritti.com:
"Memoriale encomiastico [inciso] sulla stele della diffusione in Cina della religione della Luce, con una presentazione introduttiva, redatto da Jingjing, religioso del monastero di Da Qin. Adamo, presbitero e corepiscopo, p'apši del Sinestan.
Si dice che [vi sia un Essere] eterno nella sua verità e quiete, senza origine e al di qua di ogni inizio; insondabile nella sua spiritualità e immutabilità, Essere trascendente al di là di ogni fine; il quale, disponendo del misterioso cardine del mondo, crea e trasforma [ogni cosa]; Supremo Venerabile, [egli] ispira ogni santità - ma questo non è forse proprio Dio, l'Essere trascendente della nostra Triunità, vero Signore senza origine?
Tracciando una croce, egli ha separato le quattro regioni dello spazio; suscitando lo spirito primordiale, ha dato origine ai due soffi. Le tenebre e il vuoto furono trasformati, e il cielo e la terra furono separati; il sole e la luna iniziarono a ruotare, e il giorno e la notte cominciarono ad alternarsi. Dopo aver forgiato e portato a compimento tutte le cose, creò il primo uomo: a lui diede, differenziandolo [dagli altri esseri viventi], ogni buona qualità in armonia e la custodia sulle miriadi di creature.
La natura umana originaria era pura e umile, e il cuore [dell'uomo], semplice e sereno, era nella sua essenza libero da passioni disordinate. Ma venne Satana, il quale con la menzogna ingannò la sua essenza pura: egli immise [l'orgoglio della] grandezza uguale [a Dio] al cuore di ciò che era [vero] bene, e insinuò l'identità misteriosa all'interno di quello che fu male. In questo modo trecentosessantacinque eresie iniziarono a susseguirsi e ad aprirsi le loro vie, intrecciando una rete di [varie] dottrine: alcune di esse indicarono cose materiali come signori [da adorare]; altre portarono all'eliminazione della distinzione tra essere e non-essere; altre [indicarono] le preghiere e i sacrifici come mezzi [sufficienti] per ottenere la benedizione; altri ancora esaltarono la bontà [della natura umana] per ingannare gli uomini. L'uomo, con la sua conoscenza e il suo intelletto, si sforzò di operare un discernimento, ma i suoi pensieri e le sue intenzioni erano ormai stati resi completamente schiavi, e l'uomo non poté più nulla. Il suo tormento e la sua angoscia divennero fuoco divorante; egli, sprofondato ancora di più nell'oscurità, smarrì definitivamente il cammino, e vagò a lungo incapace di ritrovare la via del ritorno.
[Allora] il Radioso venerabile Messia, persona distinta della nostra Triunità, spogliando [se stesso] e celando la sua vera maestà, venne nel mondo come uomo. Un angelo portò la benedizione a una vergine, che diede alla luce il Santo presso Da Qin. Un astro luminoso annunciò il lieto evento, e dalla Persia, avendo scorto lo splendore della stella, vennero a rendergli omaggio con doni. Portando a compimento l'antica legge esposta dai ventiquattro santi, egli insegnò come governare famiglia e nazione secondo il suo grande piano. Stabilì la nuova dottrina ineffabile, fondata sullo Spirito puro della Triunità, per formare [l'uomo] alla virtù attraverso la retta fede. Definendo la norma degli otto precetti, purificò l'uomo dalla corruzione e lo [ri]portò alla sua vera condizione. Aprendo le porte delle tre virtù costanti, dischiuse la vita e abolì la morte. Sospendendo [nel cielo] il sole luminoso, distrusse la dimora delle tenebre. In questo modo tutti gli inganni del demonio furono annientati. Postosi ai remi della barca della misericordia, ascese al palazzo della luce, e condusse nella traversata verso la salvezza [tutti] gli esseri animati. Avendo così portato a termine la sua potente opera, nell'ora meridiana ascese infine alla Verità. Egli lasciò i ventisette libri della Scrittura, i quali espongono la grande trasformazione [da lui operata], abbattendo così i limiti della [vita] spirituale. La sua dottrina prevede l'immersione nell'acqua e nello Spirito, grazie alla quale l'uomo viene mondato dalle vanità e purificato, ritrovando così la sua purezza e il suo candore.
La croce che [i cristiani] portano come emblema unisce nella luce i quattro orizzonti della terra, radunando insieme ciò che era disperso. Battendo il legno, diffondono un suono che incita alla bontà e alla benevolenza. Nelle loro cerimonie si volgono verso oriente, e avanzano rapidamente sulla via della vita e della gloria. Si lasciano crescere la barba in segno del loro ministero pubblico, e si rasano la sommità del capo per ricordare che non hanno passioni interiori. Non tengono servi né serve presso di sé, e considerano sullo stesso piano gente altolocata e gente di umili origini. Non accumulano beni né ricchezze, offrendo loro stessi un esempio di radicale rinuncia. Completano i loro digiuni con l'isolamento e la meditazione; rendono salda la loro disciplina attraverso la quiete e la vigilanza. Sette volte al giorno cantano lodi liturgiche, in una grande intercessione per i vivi e per i morti. Una volta ogni sette giorni celebrano il culto, purificando il loro cuore e restituendogli così la sua purezza. (...)
Quando Taizong (627-649), imperatore dalle colte virtù, inaugurò il suo regno glorioso e splendido, si rivelò un saggio illuminato nel governo del suo popolo. [A quel tempo] nel regno di Da Qin vi era [un uomo di] virtù superiore, chiamato Aluoben, il quale, avendo scrutato i segni delle nuvole azzurre, prese [con sé] le vere scritture, e avendo esaminato le note musicali dei venti, attraversò difficoltà e pericoli: nel nono anno dell'era Zhenguan (635) egli arrivò dunque a Chang'an. L'imperatore inviò il suo ministro di stato, il duca Fang Xuanling, con la guardia imperiale nel quartiere occidentale della città per accogliere il visitatore e introdurlo a palazzo. [L'imperatore] fece tradurre le scritture nella biblioteca [imperiale] ed esaminò attentamente quella via [all'interno] delle porte proibite: egli giunse così a essere profondamente convinto della fondatezza e della verità [di quella dottrina], e diede speciali ordini affinché essa potesse essere propagata. D'autunno, nel settimo mese del dodicesimo anno dell'era Zhenguan (638), fu promulgato il seguente editto imperiale:
“La via non ha un nome immutabile, il santo non ha un'apparenza corporea immutabile: ogni regione della terra ha il suo proprio insegnamento religioso, [così che] tutti i viventi possano essere condotti misteriosamente alla salvezza. Il Grande virtuoso Aluoben, del regno di Da Qin, è venuto da molto lontano per presentare le scritture e le immagini [della sua religione] nella nostra suprema capitale. Avendo esaminato attentamente la natura del suo insegnamento, [abbiamo trovato che esso] è non-azione misteriosa; avendo valutato i suoi elementi essenziali, [abbiamo concluso che essi] riguardano le esigenze fondamentali della vita umana e del suo perfezionamento. Il suo linguaggio è semplice e scarno, e i suoi princìpi permangono anche dopo che è passata l'occasione per i quali erano stati stabiliti. [Questo insegnamento] conduce alla salvezza [tutte] le creature, e [da essa] traggono benefici [tutti] gli uomini. Sia concessa [dunque] la sua diffusione nei territori dell'impero, e le autorità [religiose] competenti costruiscano dunque un monastero di Da Qin nel quartiere Yining della capitale, e ordinino come monaci ventun persone”. (...)
Il grande imperatore Gaozong (650-683) seguì il predecessore nella sua riverente deferenza: dando lustro alla vera religione, egli fece erigere monasteri della religione della Luce in ogni prefettura, e inoltre onorò Aluoben conferendogli il titolo di Grande signore della dottrina, Guardiano del regno. [Così] quella dottrina si diffuse nelle dieci province, e le benedizioni scesero abbondanti su [tutto] il paese. Monasteri sorsero in tutte le città e in ogni famiglia abbondarono le benedizioni accordate dalla religione della Luce.
Nell'era Shengli (698-699) i buddhisti, sfruttando la loro posizione di forza, alzarono la voce [contro la religione della Luce] nella capitale orientale di Zhou, e alla fine dell'era Xiantian (712) alcuni uomini inferiori derisero e diffamarono [quella religione] nella capitale occidentale di Hao. Ma ci furono [uomini] quali il capo dei religiosi Luohan e il Grande virtuoso Jilie, uomini di nobile stirpe nelle regioni dell'oro, eminenti religiosi elevati al di sopra delle cose mondane, i quali si unirono per intrecciare nuovamente la misteriosa rete e insieme riallacciarono i nodi che erano stati sciolti.
L'imperatore Xuanzong (713-755), il Perfetto della via, ordinò che il principe reale Ningguo e gli altri quattro principi reali facessero visita di persona agli edifici sacri e che vi [ri]costruissero gli altari. Le travi della dottrina, che per un momento erano state abbattute, furono erette nuovamente, e le pietre fondanti della via, che per un certo periodo erano state rimosse, furono ricollocate nella loro giusta posizione. All'inizio dell'era Tianbao (742-755), [l'imperatore] diede ordine al generale Gao Lishi di portare ai vari monasteri, e collocare al loro interno, i ritratti dei cinque santi, insieme al dono di cento rotoli di seta. [In questo modo], rendendo riverente omaggio di fronte alle effigi imperiali, è possibile raggiungere l'arco e la spada [degli imperatori], nonostante la barba dei dragoni sia lontana; le loro protuberanze solari diffondono luce tutt'intorno, e i loro volti celesti sono intimamente vicini [a chi li riverisce].
Nel terzo anno della stessa era (744) nel regno di Da Qin vi era il religioso Jihe, il quale osservando le stelle si volse verso la trasformazione, e tenendo dinanzi ai suoi occhi il sole si recò a omaggiare il Venerabile. Un editto prescrisse che il religioso Luohan, il religioso Pulun e altri, sette in tutto, coltivassero meriti presso il palazzo Xingqing insieme al Grande virtuoso Jihe. Inoltre dal celeste [imperatore] furono composte le iscrizioni verticali poste nei monasteri, dove risaltavano [anche] le tavolette orizzontali con le loro calligrafie del dragone. I preziosi ornamenti erano scintillanti come il piumaggio di un martin pescatore, rilucenti come bagliori di luce rosata al tramonto. Le iscrizioni imperiali pervadevano [con il loro fulgore] gli ampi spazi, giungendo quasi a sfidare il sole. Il favore imperiale crebbe fino a un'altezza elevata come i monti del sud, e la copiosità dei suoi benefici si estese a una profondità simile a [quella de]l mare dell'est.
Non vi è nulla che la via non possa realizzare, e a [tutto] ciò che realizza può essere dato un nome; non vi è nulla che il santo non possa fare, e [tutto] ciò che fa può essere descritto.
Suzong (756-762), illuminato imperatore dalle colte virtù, ricostruì i monasteri della religione della Luce in cinque divisioni amministrative: Lingwu [e altre quattro]. Dotato di ogni buona virtù, [con lui] si aprì un periodo di prosperità e di felicità; le benedizioni scesero copiose e il potere imperiale fu consolidato".
Si è voluto riportare ampie porzioni di questo testo che presenta una singolare bellezza anche per il modo con cui sa coniugare i nuovi concetti della religione luminosa (il cristianesimo) proveniente dal Da Qin (cioè la Persia) con il lessico buddista. Quindi durante il regno del primo imperatore della dinastia Tang nel 635 un monaco cristiano di nome Alopen raggiunse Chang'an (oggi Xi'an), a quel tempo capitale della Cina in cui risiedeva l'imperatore della dinastia Tang, Taizong. Non si deve immaginare che questo viaggio dalla Persia alla Cina fosse agevole a quel tempo, come sarebbe certamente oggi con i nostri mezzi di trasporto. Al tempo di Alopen questo era un percorso massacrante con enormi pericoli per la vita di chi viaggiava. Alcuni pensano che questo nome di Alopen potrebbe essere una traslitterazione di "Abramo", nome di un vescovo che a quel tempo fu spedito in Cina. In effetti la spinta missionaria di questa Chiesa cristiana originaria della Persia era veramente molto forte.
Alcuni obiettano sul nome "nestoriana", come per esempio il Dr. Sebastian Brock, riconosciuto come uno degli accademici di primo rilievo per quello che riguarda la lingua siriaca, già professore di questa materia all'università di Oxford. Egli riconosce che la "Chiesa dell'est" ha certamente caratteristiche comuni con la Chiesa di Antiochia ma questo non fa di lei una Chiesa nestoriana. Brock esemplifica dicendo che sarebbe come se oggi un politico di sinistra chiamasse un suo rivale socialista "comunista", cioè un modo per identificarlo con una connotazione giudicata da alcuni come negativa. Allo stesso modo accadeva nella Chiesa dei primi secoli.
Insomma, già dalle origini la Chiesa in Cina ci mostra un lato misterioso ma nel contempo affascinante, così come affascinante era certo il testo contenuto nella stele di Xi'an. Lentamente questo ceppo siriaco si estinguerà, o meglio, muoverà a nord per tornare qualche secolo dopo, al tempo della dominazione mongola. Altre testimonianze della vita di questa Chiesa dell'est vengono da alcuni manoscritti, talvolta ritrovati avventurosamente, come quello del Gloria di Dunhuang, in cui viene data una versione dell'inno liturgico Gloria. Alcuni studiosi considerano questo testo come il secondo in ordine di importanza, dopo la stele di Xi'An.