Una delle grandi vittime degli ultimi decenni in ambito cattolico è stata la devozione alla Vergine Maria, una devozione che un “cattolico adulto” dovrebbe quasi affrontare con prudenza per paura che essa possa distrarlo dal cristocentrismo della nostra fede.
In realtà dovremmo ben sapere che è Maria a condurci a Gesù, come la sapienza cristiana tradizionale ci ha insegnato: ad Iesum per Mariam. E questa fu una delle direttive dell’azione di un grande santo mariano come san Luigi Maria Grignion de Montfort. Kristijan Zlender (https://www.monfortani.it/2021/06/21/vita-di-san-luigi-maria-grignion-di-montfort-iv-parte-una-vita-consumata-per-il-vangelo/), tracciando la vita di questo santo, fa questa osservazione:
“Nonostante il ritmo intenso delle missioni, nel 1712 trova il tempo per scrivere il “Trattato della vera devozione a Maria”, la sua più grande e famosa opera; e anche il “Segreto di Maria”. Le due opere con i quali ha voluto trasmettere per iscritto il suo insegnamento ed esperienza personale della vera devozione a Maria come “il più meraviglioso dei segreti” e come la “via più breve, più facile e più santa” per arrivare alla conoscenza e l’unione con Cristo Sapienza, e per vivere fedelmente la nostra vocazione battesimale”.
Appunto, a Gesù attraverso Maria.
Studiando con fatica la lingua cinese (solo chi la studia può capire!) mi sono imbattuto in qualcosa che mi ha molto colpito. E riguarda proprio la preghiera dell’Ave Maria.
La lingua scritta cinese ha un concetto diverso dalle nostre lingue basate sull’alfabeto. Nel cinese ci sono dei segni che rappresentano idee e concetti, concreti o astratti. Thekla Chabbi in I segni del drago così descrive la lingua cinese:
“La lingua parlata è musica, un sistema di suoni basato sui contesti di senso. La lingua scritta è pittura, un sistema di caratteri che risale all’illustrazione metaforica di pensieri e idee, senza indicazioni univoche sui suoni, un sistema rimasto pressoché invariato da oltre 2000 anni”.
Solo quando ci si avvicina allo studio del cinese si comprende, pur se con grande difficoltà, il fascino che questa lingua rivela.
Allora, veniamo alla versione dell’Ave Maria oggi in uso fra i cattolici cinesi. Concentriamoci sulla parte che in latino recita ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae (prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte). Quando mi è stata spiegata questa preghiera, mi ha colpito il modo in cui la scrittura cinese contiene un segno di rispetto verso la Vergine Maria. Bisogna dire che questo segno di rispetto viene anche riservato a persone di riguardo, è un po’ come il nostro “lei”. Nel cinese tradizionale il carattere per la parola “tu” (你) viene arricchito in basso da un altro segno (心), il carattere per “cuore” formando questo: 您. È molto bello questo particolare segno di attenzione, che come detto non è usato solo per la Beata Vergine, ma anche per persone di riguardo. Sarebbe affascinante anche dire qualcosa sul carattere 你, ma il discorso si farebbe troppo lungo. Trovo molto significativo che ci si rivolga alla Vergine Maria usando un segno particolare di rispetto e che questo segno sia il cuore. Una lettura cattolica di questo segno della scrittura cinese potrebbe fare menzione del fatto che il cuore di Maria è una delle devozioni mariane più importanti. Non essendo quel segno di rispetto solo riservato a Maria, sembra voler leggere più di quello che questo vuole significare. Eppure, se abbiamo uno sguardo sacrale sulla realtà, come chiede il pensatore brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira, forse questa lettura non è poi troppo azzardata.