Ricordiamo che tra il secolo VII e il IX (più o meno all'epoca della dinastia Tang) ci fu un periodo di grande fioritura delle religioni straniere in Cina, non solo il cristianesimo ma anche l'islamismo e soprattutto il buddismo. In effetti questa ultima religione aveva una posizione dominante sulle altre, con decine e decine di Monasteri. Questo fiorire non fu visto con grande favore dalla popolazione locale e dai mandarini (dal portoghese "mandar", governare), coloro che avevano meritato di avere posizioni di comando dopo aver superato il temutissimo ma ambitissimo esame imperiale.
Quindi, intorno all'826 ci fu l'inizio di un movimento teso a contrastare la presenza straniera che portò all'editto di espulsione delle religioni straniere emanato nell'845 dall'imperatore della dinastia Tang, Wu Zong (武宗). Questo è un documento molto interessante da leggere, anche perché ci da conto di quale forze numeriche si parla, citando la presenza di 3000 monaci cristiani ma di circa 260000 monaci e monache buddiste. Una prevalenza schiacciante. L'imperatore ordina che i monaci di origine cinese tornino alla vita civile mentre gli stranieri vengano espulsi:
"I monasteri buddisti ogni giorno crescevano più in alto. La forza degli uomini era esaurita nel lavoro con gesso e legno. Il guadagno degli uomini era occupato da ornamenti d'oro e pietre preziose. I rapporti imperiali e familiari furono abbandonati per obbedienza alle tasse dei preti. La relazione matrimoniale era contrastata dalle restrizioni ascetiche. Distruttivo della legge, dannoso per l'umanità, niente è peggio di questa via (Tao). Inoltre, se un uomo non ara, gli altri sentono la fame, se una donna non tende i bachi da seta, gli altri si raffreddano. Ora nell'impero ci sono innumerevoli monaci e monache. Tutti dipendono da altri per arare così che possono mangiare, per gli altri per aumentare la seta così che possono essere rivestiti. I monasteri e i rifugi (case degli asceti, kuti in sanscrito) sono di numero incalcolabile".
Sembra interessante notare in questo documento come molti dei temi portati dall'imperatore Tang, come per esempio quello che le religioni straniere erano nocive per i cinesi in quanto disturbavano l'armonia civile e la stabilità dell'impero, non saranno poi molto diverse da quelle che verranno portati in epoca anche molto recente (considerando che a quel tempo anche il buddismo veniva visto come "religione straniera"), rafforzando l'impressione condivisa da vari studiosi che l'archetipo imperiale non è mai svanito anche durante l'attuale regime comunista. Questa persecuzione nella Cina dei Tang andrà avanti per circa due anni ma le sue conseguenze si sentiranno per decenni a venire. Questo ci descrive il difficile cammino della religione nella Cina ma ci preannuncia anche tempi gloriosi a venire.